Il progresso tecnologico nel campo dell’informazione, nella telecomunicazione, nella robotica e nelle apparecchiature endoscopiche ha avuto un notevole sviluppo anche nel settore medico, soprattutto in chirurgia. L’introduzione di nuove tecnologie permette ai chirurghi di operare attraverso piccole incisioni in luogo di tagli estesi che comportano maggiore sofferenza e periodi di convalescenza più lunghi.
La laparoscopia (chiamata anche chirurgia mininvasiva) è un’alternativa, minimamente invasiva, alla chirurgia aperta convenzionale. Opera attraverso una piccola telecamera (chiamata laparoscopio) che consente di osservare l’interno dell’addome. Il laparoscopio trasmette le immagini degli organi interni ad un monitor di cui si serve il chirurgo per guidare l’intervento. Il laparoscopio ingrandisce l’immagine più volte permettendo una visibilità molto chiara degli organi interni.
Come si esegue una laparoscopia?
La chirurgia laparoscopica è minimamente invasiva – richiede solo tre o quattro piccole incisioni (lunghe da 0,5 a 1 cm) in sostituzione di tagli dai 15 ai 20 cm. Gli strumenti utilizzati in questo tipo di operazione sono introdotti attraverso queste piccole incisioni.
chirurgia aperta convenzionale
Chirurgia laparoscopica
Quali disturbi urologici possono essere trattati con chirurgia laparoscopica?
La chirurgia laparoscopica può essere utilizzata nei seguenti casi:
Quali sono i vantaggi della laparoscopia?
I pazienti sottoposti a chirurgia laparoscopica godono degli stessi benefici di quelli operati con chirurgia aperta convenzionale, ma soffrono molto meno per il dolore postoperatorio, la loro degenza ospedaliera è molto più breve, la ripresa è più rapida e il risultato estetico migliore. I pazienti possono tornare alle loro abitudini alimentari e alla loro attività giornaliera molto prima.
Quali sono i rischi della chirurgia laparoscopica?
Come in tutti gli interventi chirurgici c’è il rischio di possibili complicazioni. Il medico effettuerà una valutazione approfondita per individuare la procedura adeguata per ogni paziente. Tuttavia in una piccola percentuale di casi potrebbe essere necessario rinunciare alla chirurgia laparoscopica a favore di quella tradizionale aperta. Le ragioni di questi casi potrebbero essere:
1. Una grave complicanza durante l’intervento
2. Quando l’operazione non procede come previsto dal chirurgo.
Prima di eseguire l’intervento il chirurgo vi illustrerà dettagliatamente i possibili rischi.
Tutti i pazienti possono essere sottoposti a laparoscopia?
Va messo in evidenza che la chirurgia laparoscopica non è adatta a tutti. Le condizioni di ogni paziente vanno considerate individualmente. Alcuni fattori che possono impedire o ostacolare la chirurgia laparoscopica sono: una grave malattia polmonare, interventi chirurgici precedenti, obesità patologica e altri.
DESCRIZIONE DI ALCUNI INTERVENTI LAPAROSCOPICI
NEFRECTOMIA LAPAROSCOPICA: è una tecnica chirurgica per le malattie renali (come il cancro, l’ostruzione o la litiasi) minimamente invasiva.
La nefrectomia laparoscopica utilizza una tecnica minimamente invasiva che rispetto alla chirurgia aperta convenzionale permette una degenza ospedaliera più breve, un recupero più rapido e gli stessi risultati. Negli ultimi anni molti pazienti si sono sottoposti a questo tipo di chirurgia. L’intervento dura generalmente dalle 2 alle 4 ore e consiste in 3 o 4 incisioni (lunghe 1 cm) nella zona addominale. Il rene viene asportato con un’incisione di 5-10 cm di lunghezza secondo le dimensioni del rene.
Possibili rischi
È dimostrato che si tratta di un intervento sicuro; tuttavia, come per qualsiasi tipo di operazione, ci sono dei rischi e possono sorgere complicazioni. I margini di sicurezza e le eventuali complicanze sono simili a quelli che possono verificarsi nella chirurgia aperta. I potenziali rischi comprendono:
Infezione: prima dell’intervento si somministrano antibiotici per via endovenosa a tutti i pazienti per minimizzare il rischio di infezioni.
Danni ad altri organi o tessuti: anche se è molto improbabile, sussistono remote possibilità di provocare danni ad altri organi quali l’intestino, le vene o le arterie, la milza, il fegato, il pancreas, la pleura e la cistifellea per i quali potrebbe rendersi necessario un altro intervento. Anche i nervi e i muscoli correlati possono subire qualche lesione. Ma questi rischi sono gli stessi che potrebbero sorgere durante una chirurgia aperta.
Ricorso a chirurgia aperta: durante un intervento in laparoscopia, in caso di complicanze, potrebbe rendersi necessario ricorrere alla chirurgia aperta, con il risultato di una convalescenza prolungata e un’incisione più lunga.
Che cosa succede dopo l’operazione?
Cosa succede dopo essere stati dimessi dall’ospedale?
PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA
L’intervento viene eseguito attraverso 5 piccole incisioni sull’addome, mentre la chirurgia aperta richiede in questo caso una lunga incisione al centro della zona addominale inferiore.
Durante la prostatectomia radicale laparoscopica, si separa la prostata dalla vescica e dall’uretra, che successivamente vengono riunite. La prostata viene asportata attraverso una delle incisioni che normalmente deve essere un po’ più lunga (3-6 cm) secondo le dimensioni della prostata.
Consulenza preoperatoria
Durante la consulenza preoperatoria l’urologo studia la cartella clinica del paziente, i valori del PSA, il risultato della biopsia prostatica per la diagnosi del cancro; inoltre potrebbe osservere la scintifigrafia ossea, la tomografia assiale computerizzata (TAC) dell’addome e della pelvi e realizzare eventuali altri esami utili per il trattamento. Infine l’urologo parla con il paziente delle opzioni disponibili per il trattamento del cancro alla prostata.
L’intervento
La prostatectomia radicale laparoscopica è un intervento stabilito e accettato per il trattamento del cancro alla prostata localizzato. L’intervento richiede la partecipazione di un’equipe di chirurghi, anestesisti, infermieri e tecnici appositamente formati e qualificati per le operazioni in laparoscopia.
La prostatectomia radicale laparoscopica viene eseguita secondo i principi della chirurgia aperta ma senza la mano del chirurgo dentro l’addome. La lente della telecamera laparoscopica è in grado di trasmettere al monitor un’immagine di alta qualità e ingrandita che permette di evidenziare tutti i particolari della prostata e delle zone adiacenti consentendo al chirurgo di agire con estrema precisione.
Una volta che la prostata è stata separata da vescica, retto e uretra, viene inserita in un piccolo sacchetto di plastica ed estratta dal corpo attraverso una delle incisioni fatte all’inizio dell’operazione. La vescica viene poi ricollegata all’uretra per ripristinare il tratto urinario sempre attraverso la tecnica laparoscopica all’interno del corpo.
Si inserisce un catetere nelle vie urinarie (uretra) per permettere lo svuotamento della vescica e il collegamento con l’uretra. Si pone anche un piccolo tubo di drenaggio attraverso una delle incisioni.
L’intervento di prostatectomia radicale laparoscopica può durare dalle 2 alle 4 ore, ma può variare a seconda del paziente, per le dimensioni della prostata, per la struttura della pelvi, il peso corporeo o per precedenti operazioni all’addome o alla pelvi.
Si verifica una perdita di sangue (di solito al di sotto dei 500ml) ma raramente sono necessarie trasfusioni. La degenza in ospedale è dai 3 ai 5 giorni. Il paziente ha bisogno di un catetere per la fuoriuscita dell’urina per un periodo postoperatorio che va dai 10 ai 21 giorni. Prima di rimuovere il catetere è necessario eseguire una cistografia retrograda (un esame radiologico) per accertarsi che l’unione tra uretra e vescica si sia rimarginata correttamente. Il risultato delle analisi della prostata richiede 6-10 giorni. L’analisi del PSA viene effettuata dopo un mese dall’oprazione e mensilmente per tre mesi.
Possibili rischi e complicanze
È dimostrato che la prostatectomia radicale laparoscopica è un intervento sicuro, tuttavia, come in qualsiasi operazione chirurgica, possono intervenire rischi e complicanze:
PIELOPLASTICA LAPAROSCOPICA
La pieloplastica laparoscopica è un intervento sicuro minimamente invasivo che comporta una degenza in ospedale più breve, un recupero più rapido e risultati simili rispetto alla chirurgia aperta convenzionale.
È un’operazione chirurgica consigliata in casi di occlusione o restringimento dell’uretere (il condotto che trasporta l’urina dal rene alla vescica) nel punto in cui è collegato con il rene. Questo disturbo, chiamato ostruzione del giunto pielo ureterale, può causare dolore, litiasi (calcoli renali), ipertensione e deterioramento del funzionamento del rene.
L’intervento si esegue attraverso 3 o 4 piccole incisioni sull’addome e consiste nell’eliminazione della parte ostruita e il ricongiungimento della pelvi renale con l’uretere. Un piccolo tubo di plastica (chiamato catetere ureterale) nell’uretere, serve come supporto all’operazione di collegamento eseguita durante la pieloplastica. Il tubo viene lasciato per 4 settimane e generalmente è asportato in ambulatorio con un cistoscopio flessibile.
URETEROLITOTOMIA LAPAROSCOPICA
L’ureterolitotomia laparoscopica è un intervento efficace per l’estrazione dei calcoli nei casi di litiasi ureterale, dove altre tecniche, come quella extracorporea ad onde d’urto o l’ureteroscopia, non hanno prodotto risultati.
L’operazione richiede un breve periodo di degenza ospedaliera e permette una guarigione rapida. I risultati sono paragonabili a quelli ottenuti con lo stesso intervento in chirurgia aperta.
Si pratica attraverso 3 o 4 piccole incisioni sull’addome e consiste nel localizzare i calcoli, aprire l’uretere, estrarre i calcoli e poi suturare l’uretere. Normalmente è necessario un catetere che può essere introdotto prima o durante l’operazione per via endoscopica o laparoscopica.
Come nel caso della pieloplastica, il cateter può essere rimosso con un intervento ambulatoriale con un citoscopio flessibile.
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